L'idea ...
Alla fine dei festeggiamenti per la Beatificazione del Fondatore Federico Albert, con la Madre Maria Pia Crestani, allora Superiora Generale, ringraziamo Mons. Giovanni Pignata per l’incoraggiamento dato nell'impostare l’evento della beatificazione in una linea di semplicità propria del carisma albertino.
“Bene, adesso pensate alle missioni…credo che tocchi a voi oggi, quello che il vostro Fondatore non ha potuto realizzare per molte circostanze, compresa la morte a soli 56 anni, a sette anni dalla fondazione delle suore.”
padre Eugenio Costa s.j., amico dell’Istituto, che ci propone l’apertura di una missione in Benin (Africa), mentre da parte della Diocesi di Torino, nella persona di don Oreste Favaro, direttore dell’ufficio Missionario, ci viene offerta la possibilità di un servizio missionario in Guatemala, a fianco di alcuni sacerdoti Fidei donum di Torino.
La prima missione
Si celebra il Capitolo Generale delle Suore Albertine durante il quale, a conclusione del discernimento avvenuto anche nel corso degli incontri pre-capitolari, si decide per l’apertura della prima missione della Congregazione albertina in Bénin, (Africa Occidentale), uno tra i paesi più poveri del mondo, la cui lingua ufficiale è il francese, la lingua dei colonizzatori che, purtroppo, solo pochi parlano; un paese con di tante lingue locali, perché ricco di molte etnie.
Da quel momento la strada è molto corta.
Padre Eugenio Costa ci mette in contatto con suor Anna Rizzardi, missionaria in Bénin da 20 anni, e con Monsignor Nestor Assogbà Vescovo di Parakou, con cui accordiamo un viaggio di conoscenza.
Si parte
Partiamo dunque per il Bénin, sr. M. Fernanda, Superiora Generale, sr. M.Luisa, sr. Serafina, e due giovani volontarie Silvia Nuccio e Anna Grilli.
Su un piccolo aereo, con qualche problema di decollo, al suo ultimo viaggio, percorriamo in un’ora la distanza di circa 400 Km che separa Cotonou da Parakou, quel tanto che basta per renderci conto che siamo entrati in un altro mondo.
Un mondo fatto di colori, odori, sapori e suoni, completamente diverso. Ma quando si incontra la gente, ci si accorge che la diversità è ricchezza, una ricchezza che sta soprattutto nelle persone.
Il Vescovo, Mons. Assogba ci ospita alla Procura con grande disponibilità e ci affida a Sr. Anna Rizzardi e sr. Olga Fantinuoli perché ci facciano conoscere alcune realtà della Diocesi, le cui necessità sono pressanti.
Prima di lasciare la città e spostarci ancora più al nord, ci avvertono di provvedere ad ogni piccolo acquisto, perché là, a Pèrèrè, non sarebbe stato possibile procurarsi neanche un francobollo. Già, a Pèrèrè non c’è proprio niente, solo tanta accoglienza da parte di quattro Padri SMA, Ramon, Saturnino, Vicente e Pedro, dei catechisti Jean, Julien e Paul, di qualche giovane donna dei villaggi e di tanti bambini che ci guardano a distanza.
La scelta cade su Pèrèrè
Al termine del nostro soggiorno, il Vescovo ci dice apertamente che, tra le varie urgenze, vedrebbe come prioritaria la scelta di Pèrèrè. Perché? Non in città, ma a Pèrèrè dove non c’è niente? Appunto! Proprio per questo. Manca persino una chiesa, una casetta in cui alloggiare. C’è solo l’abitazione dei Padri, piccola, ma in muratura, a differenza delle capanne della gente, e un altro piccolo edificio in costruzione in cui l’anno successivo saremmo andate ad abitare e ad imparare il “baribà” la lingua della etnia più numerosa, alle cui donne e bambini avremmo reso i nostri primi servizi. Mancano tante cose: luce elettrica, acqua potabile, strade, posta e telefono…, però di gente, sì, di gente ce n’è moltissima, a Pèrèrè come negli altri villaggi attorno: donne, uomini, alcuni anziani e tanti, tanti bambini che si avvicinano per guardarci, per toccare timidamente la nostra pelle bianca, per salutarci con uno splendido sorriso. Per loro, per questi fratelli e sorelle che, nel loro profondo, inconsciamente hanno fame anche di un “altro pane”, di una “acqua viva” di cui non hanno mai sentito parlare, varrà la pena di venire à Pèrèrè.
L’inizio della missione
Dopo tre giorni di “deserto” presso il Monastero Cistercense “L’Étoile”, ci trasferiamo a Pèrèrè, dove siamo accolte con una festosità da parte della gente mai vista prima.
Così, quel 15 Ottobre 1987 ha inizio la nostra missione, durante una festosa celebrazione presieduta dal Vescovo di Parakou, che vede la presenza della nostra Madre Generale, dei missionari della Diocesi e di una folla colorata di gente proveniente da tutti i villaggi della Parrocchia.
Partite per parlare di Dio a chi ancora non lo conosceva, ci siamo messe prima di tutto ad imparare la lingua di questo popolo a cui eravamo state mandate; andate per annunciare la buona novella del Vangelo, capiamo che è necessario, in primo luogo, metterci in ascolto di quei fratelli per cogliere almeno qualcosa della loro cultura…
In giugno dell’anno successivo è pronta la nostra casetta, e anche abbastanza vigoroso il nostro coraggio per iniziare il cammino. La nostra prima attività è quella dell’evangelizzazione rivolta soprattutto alle donne, ma a questa affianchiamo subito un’opera che potremmo definire di “promozione femminile”: corsi di alfabetizzazione in lingua locale, laboratori di cucito e maglieria, chiacchierate informali sulla prevenzione delle malattie.
Suor Serafina, l’infermiera, si lancia da subito nell’attività… mentre riusciamo a malapena a balbettare qualche saluto in baribà, lei inizia già a curare e, piano piano, gli ammalati si fanno più numerosi…e da allora l’ambulatorio non conosce momenti di stasi!
A Pèrèrè vediamo ripetersi, passo dopo passo, lo stesso cammino di Federico Albert a Lanzo: un’attenzione particolare al mondo femminile, l’educazione, la cura degli ammalati, l’accoglienza degli orfani…
In quell’anno sembra che tutto debba fermarsi per l’improvvisa morte di suor Pasqualina e le gravi condizioni di sr. Serafina, e di Léonie, nostra prima aspirante, in seguito ad un incidente stradale. Ma monsignor Assogbà, al funerale di suor Pasqualina, grida: “Guai a chi oserà sradicare il seme che il Signore ha piantato a Pèrèrè!”
E finora nessuno ha osato una cosa simile, anzi il seme si è sviluppato, con il contributo di tanti, ed ha portato i suoi frutti.
Nel 1994 stesso giunge a Pèrèrè sr. Edda, inviata dall’Italia per continuare l’opera iniziata da sr. Pasqualina nell’accogliere le giovani desiderose di intraprendere la vita religiosa nella nostra Congregazione. Con Leonie, ristabilita dopo l’incidente, giungono altre giovani aspiranti e nasce il primo nucleo delle giovani in formazione.
La Casa della Gioia
Dopo alcuni anni, pur continuando a partecipare agli incontri di preghiera e di catechesi nelle cappelle dei villaggi, la nostra azione si estende anche all’animazione socio sanitaria, dando una particolare importanza alla formazione di animatrici perché possano collaborare con noi ed allargare ulteriormente il nostro campo di azione.
Intanto altri gravi problemi si presentano: la morte di tante donne al momento del parto, lasciando in condizioni disperate gli orfani affidati alle cure delle nonne che, pur con tutta la buona volontà, il più delle volte non riescono a fronteggiare la difficile situazione; i numerosi casi di malnutrizione per i quali non si richiede l’intervento di un medico perché, secondo la cultura locale, queste non sono malattie “da ospedale”! ...
Cosa fare? Dopo parecchi tentativi di aiuto alle famiglie, direttamente nel loro ambiente, tentativi che si rivelano insufficienti, nasce l’idea della “Casa della Gioia”, centro di accoglienza per orfani di mamma, da 0 a 2 anni, e bambini malnutriti.
Parakou
Il Noviziato si trasferisce a Parakou, la città più vicina a Pèrèrè, dove nel frattempo è stata costruita la Casa di Formazione, che ospita le Novizie e le Postulanti con le loro formatrici. Le giovani possono così partecipare a corsi formativi inter-congregazionali e anche seguire eventuali altri percorsi di studio e di formazione professionale.
il Foyer
In quell’anno a Pèrèrè ha inizio l’attività del Foyer, in una nuova costruzione adibita all’accoglienza delle ragazze dei villaggi che frequentano i corsi scolastici dopo le elementari a Pèrèrè, ormai diventato il centro più importante del territorio.
Parakou – Okedama
Nasce la nuova comunità di Parakou – Okedama, in un quartiere rurale alla periferia della città. Le suore collaborano alle attività pastorali e caritative della Parrocchia, con una particolare attenzione alle necessità dei più poveri.